La prospettiva dell’effimero
Antonio Joli "Incendio di Troia", olio su tela, Modena, Museo Civico, inv. n. 75

La prospettiva dell’effimero

Antonio Joli e “la scena per angolo”

Curatrice: Lucia Peruzzi
Produzione: La Galleria. Collezione e Archivio Storico BPER Banca

Conduce:
Venerdì 18 settembre 2020
10:00 - 18:00 visualizza repliche

Il desiderio di “spettacolarità” che caratterizza le corti barocche è da intendere non solo in relazione al gioco scenico delle multiformi e complesse manifestazioni teatrali, ma anche nell’accezione più ampia di invenzioni nelle quali l’idea di “artificio” e “meraviglia” rispondono ad esigenze di occasionale magnificenza dinastica. A Modena i duchi di casa d’Este manifestano il loro potere attraverso riti di autocelebrazione che prendono forma negli straordinari apparati effimeri messi in opera nei palazzi, nei teatri, nelle chiese e nelle piazze, in un susseguirsi di mirabilia, castrum doloris, macchine, caroselli, “fuochi d’allegrezza”, giochi d’acqua, tornei. Questi allestimenti che offrono al pubblico effetti mirabolanti sono realizzati grazie al concorso di numerose personalità artistiche; progettisti e scenografi, ma anche pittori di fama che, all’occasione, inventano sontuosi apparati scenici.

Nella Modena di primo Seicento, assunta di recente al rango di capitale dello stato estense, questa aspirazione trova rispondenza nell’operato dell’architetto romano Bartolomeo Avanzini, che si cimenta anche nella pratica dell’effimero, e del reggiano Gaspare Vigarani, grande apparecchiatore di spettacoli e di scenografie. La cultura scenografica e teatrale è strettamente connessa al genere della quadratura intesa come realizzazione in pittura di scorci architettonici fortemente illusionistici e dilatati, e la vicina Bologna ne è diventata il centro propulsore. E da Bologna appunto arrivano a lavorare nella città estense due grandi maestri quadraturisti, Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli. Ogni loro impresa, benché condotta con matematica razionalità, propone sempre diverse e più complesse costruzioni immaginifiche che si snodano in un ricchissimo repertorio di “immensità e catastrofe di quantità infinita di robbe”, come vengono definite queste invenzioni nelle pagine della Felsina Pittrice. Del loro successo presso la corte sono testimonianza, solo per citare gli esiti più noti, i lavori per la chiesa di Sant’Agostino e le decorazioni del Palazzo Ducale di Sassuolo.

Ma la tradizione scenografica emiliana riceve un impulso decisivo, tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, quando Ferdinando Galli Bibiena per la prima volta, nella rappresentazione del Didio Giuliano allestita a Piacenza nel 1687, scavalca la gabbia prospettica della scena a unico asse centrale con l’innovativa adozione della “scena per angolo”. La “scena per angolo” sarà capace di dischiudere straordinarie possibilità alle ricerche teatrali e pittoriche, del tutto innovanti sulle tradizionali costruzioni prospettiche di lontana ascendenza rinascimentale. In questo contesto culturale si inserisce la produzione giovanile di Antonio Joli, che esordisce a Modena come allievo di Raffaele Rinaldi detto il Menia, per poi spostarsi a Roma, dove frequenta l’atelier di Panini. Nelle tele presenti in mostra il pittore, destinato ad assurgere tra i protagonisti della “veduta” settecentesca europea, rivela la sua esperienza nel campo tecnico-scenografico e in quello delle macchine prospettiche teatrali, esperienza cresciuta sul quadraturismo barocco e adeguata poi ai modelli bibieneschi.


Antonio Joli (Modena 1700 – Napoli 1777), destinato ad assurgere tra i protagonisti della “veduta” settecentesca, esordisce a Modena come allievo di Raffaele Rinaldi detto il Menia per poi spostarsi a Roma, dove frequenta l’atelier di Panini. Il dipinto qui presentato consente di accrescere le nostre conoscenze sulla fase iniziale del pittore che è connotata da un marcato intento scenografico e teatrale e rende conto dei suoi primi interessi, orientati verso il genere del “capriccio architettonico”.

Lucia Peruzzi, storica dell’arte con studi sulla pittura emiliana, ha curato la mostra su Ludovico Lana e il catalogo dei dipinti antichi del Museo Civico di Modena.Consulente di BPER Banca, ha anche realizzato il catalogo della raccolta e della mostra in corso “Uno scrigno per l’arte”.

 

Orari durante il festivalfilosofia:

Venerdì 18 settembre ore 10.00 – 18.00

Sabato 19 settembre ore 10.00 – 23.00

Domenica 20 settembre ore 10.00 – 18.00

Dopo il festival la mostra sarà visitabile nei seguenti giorni:

Nei weekend del 2, 3 e 4 ottobre e 6, 7 e 8 novembre con orario 10.00-13.00 e 14.00-18.00.

 

La Galleria. Collezione e Archivio Storico di BPER Banca
Via Scudari, 9
41121 Modena
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