Le macchine-gag di Buster Keaton
Buster Keaton e Edward Sedgwick sul set di 'The Cameraman' (1928).

Le macchine-gag di Buster Keaton

The Cameraman
di Buster Keaton e Edward Sedgwick (Usa 1928, 70')
sottotitoli italiani | copia restaurata
Curatore: Alberto Morsiani
A cura di: Associazione Circuito Cinema
Accompagnamento musicale dal vivo di Lucio Bruni al piano e Cesare Vincenti alla chitarra
La proiezione viene introdotta da Alberto Morsiani

Conduce:
Venerdì 18 settembre 2020

Buster è un cineamatore che cerca disperatamente di farsi assumere dalla MGM, anche perché è innamorato di una  impiegata. Purtroppo i suoi film sono disastrosi: inquadrature capovolte, sovrimpressioni senza senso. Sarà una scimmia a salvarlo, girando meccanicamente, a sua insaputa, un film di successo. Un capolavoro di gag e trovate a getto continuo, in cui il protagonista risulta sempre fuori posto: vive  in un mondo suo che ha regole e dimensioni diverse da quello in cui è costretto a muoversi.

 


Le macchine-gag di Buster Keaton

Le macchine appassionano Keaton, e nella sua opera si avverte con potenza questa fascinazione. Le macchine di Keaton sono sempre sue creazioni. Le macchine-casa, le macchine-battello, le macchine-treno, le macchine-nave, le macchine-cinema sono sue alleate proprio perché le inventa il personaggio. La macchina in Keaton è l'immenso, è il treno di The General sulla cui barra motrice Buster si lascia sollevare e abbassare, è il piroscafo di The Navigator che Buster deve condurre da solo, è la casa prefabbricata che Buster deve montare alla rovescia di One Week, è la cabina di proiezione di Sherlock Jr., è la cinepresa controllata da una scimmia di The Cameraman. Se le macchine si ribellano, è per un momento che trascende il personaggio in funzione del tutto, che è l'ingranaggio. I film di Keaton sono ingranaggi totali, in cui ogni elemento ha una funzione nel tutto ed è funzione del tutto. “Le macchine di Keaton sono macchine senza madre allo stesso modo di quelle inutili di Picabia e Tinguely. Possono sfuggire al suo controllo, diventare assurde o esserlo fin dall'inizio, complicare ciò che è semplice. Non cessano però di servire una finalità segreta più alta, insita nella parte più profonda della sua arte: la riconciliazione tra la situazione e l'eroe, tra la smisuratezza della tecnologia e la piccolezza dell'uomo. Keaton è un architetto dadaista” (Gilles Deleuze).

programma completo della rassegna

Alberto Morsiani è direttore dell'Associazione Circuito Cinema di Modena e collabora con riviste e quotidiani. Come critico e saggista, si occupa prevalentemente di cinema americano dal punto di vista dello studio delle mitologie fondative e degli archetipi culturali, dei generi classici e degli autori più significativi. Ha scritto libri, tra gli altri, su John Ford, Quentin Tarantino, Anthony Mann, Oliver Stone, Gus Van Sant, Joseph Mankiewicz, Kathryn Bigelow, Jacques Tourneur, Don Siegel, Peter Weir, il western, il road movie, la motocicletta sullo schermo, il paesaggio nel cinema hollywoodiano.

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