La felicità nell'epoca dei piaceri incerti
Zygmunt Bauman

La felicità nell'epoca dei piaceri incerti

Conduce:
Sabato 22 settembre 2001
Per gran parte della storia, la felicità non è stata lo scopo precipuo della vita. Ciascuno tendeva piuttosto alla semplice sopravvivenza, al riparo dalle sofferenze provocate dalla natura e dagli uomini. La felicità era lo scopo o il premio di una vita che solo pochi potevano condurre, e che - tra di essi - solo alcuni sceglievano di condurre. È solo recentemente, con la Dichiarazione d’Indipendenza della Virginia (1776), che la felicità da distinzione “elitaria”, bene allocato con parsimonia tra i giusti, è divenuta diritto universale degli individui. Tale trasformazione rappresenta un vero e proprio spartiacque nella storia della felicità. Invece di essere una ricompensa della virtù o delle buone opere, risultato di un duro lavoro e sacrificio, coronamento di una vita di pietà e autoimmolazione (o, alternativamente, dono immeritato della grazia divina oppure frutto di fortuna), la felicità divenne una condizione che ogni essere umano, nessuno escluso, poteva richiedere. Ma il progresso scientifico e politico non ha potuto rispondere a questa richiesta se non garantendo il raggiungimento della felicità in un futuro, più o meno prossimo, comunque incerto. Ciò ha comportato che, per ironia, la felicità ha finito per essere associata all’emancipazione, a causa dell’incertezza provocata dalla sua stessa ricerca. E di fronte all’incertezza di un investimento così importante come quello richiesto dalla felicità attraverso il differimento del godimento, l’età contemporanea – ha sottolineato Zygmunt Bauman - ha risposto con il consumismo. Il consumismo non riguarda la raccolta e l’accumulo, il possesso di beni che garantiscano la felicità. Esso riguarda, nella sua essenza, la raccolta di sensazioni, non necessariamente piacevoli o quantomeno non necessariamente piacevoli in sé. È l’avere sensazioni, e ancor più lo sperare in nuove sensazioni, che tende a venire vissuto come piacere, e il godimento di questo piacere immediato, reiterabile ed effimero, si è sostituito all’impegno che la costruzione di una vita felice comporta.

Zygmunt Bauman (1925 - 2017) è stato professore emerito di Sociologia nelle Università di Leeds e Varsavia. Nei suoi numerosi libri ha delineato gli aspetti salienti della società globalizzata, sottolineando in particolare i processi di individualizzazione, i mutamenti nella definizione del pubblico e del privato e le conseguenze filosofiche e morali del nuovo capitalismo, fino a formulare un’antropologia filosofica imperniata sull’esperienza dell’incertezza. Tra le sue recenti pubblicazioni in italiano: Consumo, dunque sono (Roma-Bari 2010); L’etica in un mondo di consumatori (Roma-Bari 2010); Le sorgenti del male (Trento 2013); Gli usi postmoderni del sesso (Bologna 2013); Danni collaterali. Diseguaglianze sociali nell’età globale (Roma-Bari 2013); «La ricchezza di pochi avvantaggia tutti». Falso! (Roma-Bari 2013); Sesto potere. La sorveglianza nella modernità liquida (con D. Lyon, Roma-Bari 2014); Futuro liquido. Società, uomo, politica e filosofia (Torino 2014); La solitudine del cittadino globale (Milano 2014); Conversazioni su Dio e sull'uomo (Roma-Bari 2014); Vita liquida (Roma-Bari 2014); Le sorgenti del male (Trento 2014); Visti di uscita e biglietti di entrata. Paradossi dell'assimilazione ebraica (Firenze 2014); Il secolo degli spettatori. Il dilemma globale della sofferenza umana (Bologna 2015); Stato di crisi (Torino 2015); Il ritorno del pendolo. Psicoanalisi e futuro del mondo liquido (Trento 2015); Babel (con E. Mauro, Roma-Bari 2015); Per tutti i gusti. La cultura nell’età dei consumi (Roma-Bari 2016).

Ultimo aggiornamento profilo: 2016

2001 | 2002 | 2007 | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016