Border Device(s)<BR><br>Dispositivi di confine

Border Device(s)

Dispositivi di confine

Un progetto di multiplicity sulla frammentazione dello spazio contemporaneo
A cura di: Fondazione Collegio San Carlo
Conduce:
Sabato 18 settembre 2004
09:00 - 23:00 visualizza repliche
Nella pervasività dei confini e nella proliferazione di frontiere si addensa il vasto processo di frammentazione culturale e sociale che attraversa il mondo contemporaneo.
A conclusione di una ricerca poliennale su "politiche e mitologie dei confini", la Fondazione Collegio San Carlo di Modena ha invitato il progetto Border Device(s) di Multiplicity per arricchire di immagini le parole e di figure i concetti.


In mostra:

Multiplicity
The Matrix of Borders / La matrice dei confini

wallpaper

Frontiere, aree-cuscinetto, sistemi di controllo, zone protette: è sufficiente uscire di casa o guardare un telegiornale per accorgersi che lo spazio che ci circonda è increspato ovunque da confini. Che la nostra vita è scandita da un alternarsi di badge, password, codici d'ingresso e identificazione. I confini sono l’altra faccia della globalizzazione, la cornice dei flussi di individui, merci, informazioni che scorrono nel mondo. Proliferano per difendere privilegi e abitudini, servono a controllare porzioni di territorio, ci aiutano a dosare scambi di culture e di linguaggi. Per questo i confini oggi non sono linee, e non sono solo muri.
Ci sono confini che, come imbuti, convogliano in un punto - lungo una costa o una frontiera -spostamenti disordinati di oggetti e individui, come nel caso delle imbarcazioni che trasportano gli immigrati da una parte all’altra del Mediterraneo. Altri che sembrano tubi impenetrabili, come le strade a scorrimento veloce che attraversano Israele e la Palestina. Confini che nascono dalle sacche tra due territori in conflitto, come la striscia deserta che taglia a metà Nicosia, ma anche i confini che - come spugne - attraggono popolazioni e investimenti, creando nuove comunità. E confini che come un arto-fantasma continuano a funzionare anche quando non esistono più. E soprattutto, ovunque nel mondo, ci sono recinti: di filo spinato, di cemento, o anche mobili come quelli che isolano dal resto del mondo, per ragioni differenti, gli abitanti delle navi da crociera Odessa e The World Residensea.
I confini sono sensori delle dinamiche del mondo contemporaneo. Proliferano ovunque, ma in certe parti del nostro mondo, come l’esposizione racconta, riescono a condizionare totalmente la vita quotidiana. Come “dispositivi” dinamici, i confini vibrano delle energie e delle resistenze che - nel bene e non solo nel male - muovono la storia presente.

Multiplicity in collaborazione con Giovanni Maria Bellu
The Ghost Ship / La nave fantasma

(Solid Sea 01)
Nella notte di Natale del 1996, un barcone maltese con 283 profughi pachistani, tamil e indiani affonda nel Canale di Sicilia, di fronte alle coste di Portopalo. Per mesi, nonostante le voci e i resti umani impigliati nelle reti dei pescatori, la tragedia viene ignorata. Solo grazie all’inchiesta di Giovanni Maria Bellu, inviato di Repubblica, vengono alla luce - cinque anni dopo - le prove del naufragio. Due installazioni video e 17 monitor evocano e raccontano la tragedia.
Armin Link con Matteo Fraterno

Odessa / the World
(Solid Sea 02)
Due video presentano i ritratti paralleli di due comunità che vivono a bordo di due navi da crociera: l’Odessa, rimasta ancorata nel porto di Napoli, sotto sequestro, per sette anni, con a bordo il capitano e sette uomini dell’equipaggio, e The World Residentsea, vero proprio condominio di lusso in continuo movimento, dove è possibile comprare un appartamento e con esso l’identità di cittadino off-shore.

Multiplicity
The Road Map

(Solid Sea 03)
Nel gennaio 2003 due auto percorrono le strade della Cisgiordania. Il tragitto dalla colonia di Kiriat Arba alla colonia di Kudmin avviene sull'autostrada 60 con una persona con passaporto israeliano. La strada che unisce Hebron a Nablus viene percorsa da una persona con passaporto palestinese. Le due strade iniziano e finiscono alla stessa latitudine, in alcuni tratti sono anche sovrapposte, ma i tempi di percorrenza sono molto diversi: un'ora e cinque ore e mezza.
Due video paralleli documentano i viaggi.


La mostra prosegue fino al 3 ottobre con i seguenti orari:
lun-ven: 11.00-13.00; 16.00-19.00
sab-dom: 11.00-19.00