Fratelli animali
Enzo Bianchi

Fratelli animali

Per una lettura non antropocentrica della Bibbia
Conduce:
Domenica 17 settembre 2006

Nel pensare il rapporto uomo e animali nel contesto biblico, occorre confrontarsi con la grande tradizione cristiana che ha coltivato una fede acosmica e radicalmente antropocentrica, nella quale animali e vegetali costituiscono solamente un contesto per l'uomo, mostrando, come ha sottolineato Schopenhauer, un'inspiegabile incomprensione per il mondo animale. Questo antropocentrismo non è un prodotto autonomo del cristianesimo, quanto piuttosto il risultato dell'incontro tra un monoteismo giudaico assoluto, che mette davanti a Dio soltanto l'uomo, e un ellenismo ottimista sul piano antropologico. In questo senso, Enzo Bianchi, ponendosi sulla scia del riconoscimento della sapienza del Creato, di cui si è fatta portavoce la tradizione monastica, ha proposto una rilettura della relazione uomo-natura proprio a partire dalle fonti del cristianesimo occidentale: la Bibbia, ma anche i Padri, soprattutto quelli della Chiesa orientale come Basilio, i Cappadoci, Efrem il Siro, Isacco il Siro.
Dalle prime pagine della Genesi emerge innanzitutto la co-creaturalità tra uomo, animali e piante, tutti creati dalla terra e destinati a vivere insieme, condividendo lo stesso spazio e avendo un destino comune. Il rapporto fra uomo e natura in effetti non è paritario, ma non si configura neppure come relazione fra un soggetto e un oggetto o uno strumento. All'uomo, infatti, non è dato un  potere oppressivo assoluto, né è data una facoltà di sfruttamento totale della terra e degli animali; è il signore del mondo, ma solo come mandatario di Dio e in quanto tale deve mantenere e rafforzare la bontà della creazione. D'altro canto, Dio dopo il diluvio ha stipulato l'alleanza con gli uomini, ma poche volte si ricorda che Egli ha coinvolto in essa anche gli altri esseri viventi. Talvolta, poi, è proprio tramite la mediazione degli animali che è entrato in comunicazione gli esseri umani, come quando un corvo ha nutrito Elia in una grotta, o un pesce ha parlato a Giona.
Seguendo questa prospettiva interpretativa, Enzo Bianchi ritiene significativo l'esercizio della gnosis ton onton, cioè della conoscenza di tutti gli esseri, per imparare la contemplazione della natura e avere quello sguardo che sa vedere come uomini, animali e piante tutti insieme vivono e si salvano.

Enzo Bianchi è il fondatore della Comunità monastica ed ecumenica di Bose, di cui è stato priore fino al gennaio 2017. Ha insegnato Teologia biblica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Esperto di mistica e di spiritualità, ha attinto alla Scrittura e alle fonti del monachesimo dei primi secoli, è autore di commenti a libri della Bibbia (Genesi, Cantico dei Cantici, Apocalisse), svolge un’intensa attività di pubblicista ed è in dialogo con il mondo della cultura e dell’arte. Ha fondato la casa editrice le Edizioni Qiqajon, ha ricevuto diversi premi ed è membro a vita del Consiglio della Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII di Bologna. Tra le sue opere recenti: Ama il prossimo tuo (con Massimo Cacciari, Bologna 2011); Fede e fiducia (Torino 2013); Dono e perdono (Torino 2014); Raccontare l’amore. Parabole di uomini e donne (Milano 2015); Spezzare il pane. Gesù a tavola e la sapienza del vivere (Torino 2015); Gesù e le donne (Torino 2016); Ero straniero e mi avete ospitato (Milano 2017); La vita e i giorni. Sulla vecchiaia (Bologna 2018); «Non muri ma ponti». Per una cultura dell’incontro e del dialogo (con Nunzio Galantino e Gianfranco Ravasi, Cinisello Balsamo 2018); L’acqua è insegnata dalla sete. Riflessioni sull’errore umano (con Piero Coda, Alessandro Deho’, Francesco Occhetto, Antonietta Potente, Luigi Verdi, Torino 2022); Cosa c’è di là. Inno alla vita (Bologna 2022).

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