Ragione emancipativa contro ragione scientifica
Sergio Moravia

Ragione emancipativa contro ragione scientifica

Il caso del ragazzo selvaggio dell'Aveyron
A seguire: Ragazzo selvaggio, rassegna di film
Conduce:
Venerdì 15 settembre 2006

Gli enfant sauvage erano un capitolo molto preciso degli archivi della cultura moderna, ma, almeno fino alla fine del ‘600, erano considerati semplici curiositates, di cui scrittori e studiosi, come Carl von Linnaeus, avevano sottolineato la eccezionalità e la bizzarria. L'approccio a questi casi cambia radicalmente a fine Settecento, periodo a cui risale in particolare il ritrovamento di un bambino selvaggio nell'Aveyron in Francia nell'estate del 1798: un ragazzino, nell'aspetto simile ad un animale, che non aveva la stazione verticale eretta, non capiva e non parlava, emetteva solo suoni gutturali ed era incapace di sentimenti, se non la diffidenza e l'odio.
Sergio Moravia ha sottolineato il ruolo significativo svolto da questo caso nell'ambiente culturale e scientifico dell'epoca, presso cui suscitò molto scandalo e altrettanta attenzione. Interessata sopra ogni altra allo studio dell'uomo e della società, la cultura del secolo dei lumi intravedeva, infatti, grazie a questo caso concreto la possibilità di affrontare in modo oggettivo, sperimentale ed empirico la questione dell'uomo di natura e del suo rapporto con l'uomo civilizzato. Del resto, gli ideologues del tardo illuminismo si erano sempre più andati interessando a quelle che proprio allora vennero chiamate per la prima volta le sciences de l'homme.
Lo studio del caso del bimbo dell'Aveyron, inizialmente affidato ad una voce autorevole nel campo della psichiatria dell'epoca, il professor Philippe Pinel, il quale però lo aveva fatto rientrare nella categoria degli idiots o imbéciles, dei malati mentali, fu in seguito lasciato alle cure del medico Jean Itard. Alla base delle osservazioni di Itard, vi era, secondo Sergio Moravia, la considerazione dell'uomo come un essere il quale non possiede in sé e per sé altro che delle facoltà assi complesse ed elaborate, ma in qualche modo assopite, che soltanto l'azione del milieu esterno è in grado di risvegliare gradatamente. Nel caso di Victor, non si trattava, allora, di mutare una natura manifestamente non sana e sostanzialmente immodificabile, ma piuttosto di risvegliare un esprit arretrato, attraverso un'opportuna opera rieducativa.
Il lavoro di Itard mostra però, ha evidenziato Moravia, un aspetto assai più decisivo per la cultura dell'epoca, ma che interessa anche la riflessione contemporanea: il rifiuto di un confine netto fra natura e cultura, fra malattia e sanità, e quindi anche di parametri e contenuti univoci, che definirebbero a priori che cosa è educazione. Dinanzi al caso di Victor, Itard viene, infatti, scoprendo, almeno a livello pragmatico, al fondo del contrasto salute-malattia e natura-cultura vi è la mediazione costituita dallo stesso essere umano.

Sergio Moravia  è professore di Storia della filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Firenze. Studioso dell'illuminismo francese e del pensiero del Novecento (con particolare riguardo alla filosofia della mente e all'esistenzialismo), con le sue ricerche interdisciplinari ha contribuito a elaborare una feconda intersezione tra pensiero filosofico e scienze umane. Tra le sue pubblicazioni recenti: L'enigma dell'esistenza. Soggetto, morale, passioni nell'età del disincanto (Milano 1996); L'esistenza ferita. Modi d'essere, sofferenze, terapie dell'uomo nell'inquietudine del mondo (Milano 1999); Ragione strutturale e universi di senso. Saggio sul pensiero di Claude Lévi-Strauss (Firenze 2005); Introduzione a Sartre (Roma-Bari 2005). Ha curato: Adorno. Filosofia dialettico-negativa e teoria critica della società (Milano 2004); Lo strutturalismo francese (Firenze 2006).

Ultimo aggiornamento profilo: 2007

2007