Al posto delle persone
Franco La Cecla

Al posto delle persone

I media come sostituti di umanità
Conduce:
Domenica 17 settembre 2006

A partire da una critica alle teorie della comunicazione che soprattutto negli ultimi cinquant'anni hanno spiegato i media unicamente dal loro interno, con un discorso strutturalista e semiotico, Franco La Cecla vuole cogliere le motivazioni profonde dei media a partire dall'umano. Si tratta di un progetto di "umanazione dei media", al fine di considerarli come una risposta a desideri profondamente umani, e in particolare non tanto al bisogno di comunicare, come sostenuto da sociologi della comunicazione come McLuhan e Goffman, quanto al desiderio proprio dell'essere umano di riuscire ad avere a che fare con la presenza del mondo e con la presenza degli altri il più possibile, anche se in maniera mediata.
In effetti il telefono, la radio, il cinema, la televisione postulano una fede piuttosto singolare: che dall'altra parte del ricevitore o dello schermo ci sia "qualcuno", della cui presenza non si può dubitare, anche se egli non è effettivamente presente in carne e ossa. La televisione, ad esempio, come ha scritto lo studioso cecoslovacco ebreo Flusser, è nata come sostituto della "finestra" di casa, da cui prima la gente guardava il mondo, e ha così fornito all'individuo la garanzia di non essere scollegato, di aver un accesso anche minimo alla realtà.
In questo senso i media coprono una funzione essenziale per l'uomo: quella di mantenere il rapporto con la realtà, costituendosi come dei "surrogati di presenza", nel senso che non danno il mondo e nemmeno compagnia: ma una promessa di compagnia e una conferma della presenza degli altri. Con le nuove tecnologie telematiche, poi, questa possibilità si è notevolmente ampliata, divenendo onnipresenza. La rete non è, infatti, nient'altro che la promessa del fatto che ogni individuo può essere presente dappertutto e che tutto il mondo può essere presente a tutti.
I media, dunque, ricordano agli uomini che il mondo non è soltanto qualcosa di oggettivo là fuori, che serve da cornice alla vita umana, ma è una presenza che produce cambiamenti in chi li utilizza. Un aspetto dei media che Franco La Cecla definisce "animistico", ma che è stato fino ad ora poco esplorato: eppure è proprio dalla storia di questa fede e di queste "presenze" che dovrebbe aver inizio una storia dei media.

Franco La Cecla  antropologo e architetto, ha insegnato Antropologia culturale presso lo IUAV di Venezia e l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. È stato professore invitato presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Si è occupato di antropologia degli spazi architettonici e dei luoghi d’esperienza, nonché di identità di genere e di forme della relazione amorosa. Di recente ha scritto e realizzato film e performance teatrali. Tra i suoi ultimi libri: Contro l’architettura (Torino 2008); Il malinteso. Antropologia dell’incontro (Roma-Bari 2009); Lasciami. Ignoranza dei congedi (Firenze 2009); Saperci fare. Corpi e autenticità (Milano 2009); Modi bruschi. Antropologia del maschio (Milano 2010); Il punto G dell’uomo (Roma 2011); Una morale per la vita di tutti i giorni (con P. Zanini, Milano 2012). 

Ultimo aggiornamento profilo: 2013

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