ac_cadere<br>Daniele Cascone, Patrizia Rampazzo, Stella (Stefania Gagliano), Francesco D’Isa, Grazia Sarcina, Mauro Barbieri

ac_cadere
Daniele Cascone, Patrizia Rampazzo, Stella (Stefania Gagliano), Francesco D’Isa, Grazia Sarcina, Mauro Barbieri

Curatore: Luiza Samanda Turrini

Conduce:
Domenica 19 settembre 2010
09:00 - 21:00 visualizza repliche

ac_cadere: dall’etimologia di caso- casus, us, caduta, occasione, ventura, qualcosa che ci cade di fronte. Una collettiva all’insegna della mutevolezza: otto artisti, per otto interpretazioni possibili della fortuna, dall’idea di destino necessario e immutabile a quella della gamma infinità delle probabilità. La ruota del Dharma e il sistema di divinazione filosofica dell’I-Ching (Cascone), la scacchiera meccanicista (Rampazzo), le finestrelle della superstizione (Gagliano), l’iconologia di Ripa in chiave cyber (D’Isa), l’infante chiaroveggente (Sarcina). E infine, la decima carta dei Tarocchi (Barbieri), in cui la Fortuna viene personificata da un personaggio a sorpresa.

Daniele Cascone lavora sulla linea di confine fra oriente e occidente. Il suo progetto si articolerà in due direzioni. Da una parte l’analogia simbolica fra la ruota della fortuna, figura dell’instabilità del tutto e dell’eterno ritorno, e quella del Dharma, simbolo trasversale di tutte le religioni che trovano origine in India, portatore dei significati di dovere, legge, fondamento della realtà. Il confronto antropologico e simbolico tra Oriente e Occidente si muove anche nella direzione dell’I-Ching, antichissima metodologia oracolare cinese basata sulle combinazioni di otto trigrammi. Gli accostamenti/sostituzioni illuminano la riflessione iconologica di prospettive nuove.

Patrizia Rampazzo, con la sua opera mobile Scacchiera, sposta la riflessione dal caso alla causalità. Il meccanismo a ingranaggi che può essere azionato dallo spettatore tramite una manovella, sembra una trasposizione figurativa delle dottrine meccanicistiche, ovvero quelle dottrine che postulano l’assenza del caso e della fortuna nella catena necessaria delle cause e degli effetti. Le figurette umane ai bordi della scacchiera sembrano in uno stato d’attesa, che la congiuntura della scacchiera diventi favorevole per muovere i loro passi.

Stella (Stefania Gagliano) propone un’installazione sui simboli della superstizione. Il gatto nero, il pipistrello, i merli e gli strigiformi sono presagio di morte. Lo specchio spezzato porta sette anni di sventura. Il cappello sul letto causa la morte del Drugstore Cowboy.
Quest’installazione indaga la possibilità di conoscere il futuro, un futuro inevitabile, già scritto, che ci manda i suoi emissari, i suoi codicilli da decrittare. Oppure un’influenza oscura, improvvisa, che modifica i disegni predeterminati. Al di là di questa duplice accezione, l’opera offre spunti di indagine antropologica sull’origine delle credenze superstiziose. Ad esempio la bolla papale di Gregorio IX del 1233, che decretò l’inizio dello sterminio dei gatti, soprattutto quelli neri, in quanto incarnazione di Satana.

Francesco D’Isa rivisita l’iconologia classica di Cesare Ripa, coniugandola con il suo stile sospeso fra la grafica liberty e l’estetica cyber: una fortuna senza occhi, rapata, e con un lungo ciuffo davanti, nell’atto di avvolgere una svastica in una kefiah rosa. La svastica, simbolo transculturale diffuso in tutto il mondo, rappresenta il moto di una giostra composta da quattro bracci, simbolo della generazione dei cicli universali, delle correnti di energia, del divenire.

Grazia Sarcina presenterà una scultura in terracotta raffigurante l’immagine di una bambina che tiene nelle mani una sfera, simbolo della circolarità del tempo del desiderio di conoscere il futuro, la sorte di ogni uomo. Dispositivo magico della visione, specchio delle infinite possibilità del mondo, la sfera di cristallo può essere considerata l’emblema del fare artistico.

Mauro Barbieri compie un’operazione di aggiornamento contingente sul Decimo Arcano Maggiore dei Tarocchi, rivisitandolo in stile quasi Art Nouveau e aggiungendo ai simboli in cui si articola tradizionalmente una personificazione della Fortuna a sorpresa, con i tratti di un personaggio della scena culturale modenese.

Luiza Samanda Turrini (Polonia, 1979) è pubblicista, critica d’arte e curatrice free-lance. Ha pubblicato  per  le riviste Drome, Bang Art, Parol,  Le Voci della Luna, 2.0, Inside; per i quotidiani L’informazione, La Gazzetta di Modena, e il manifesto. È resident curator per la galleria Magazzini Criminali. Ha collaborato con Annovi Contemporanea e con la galleria berlinese Superplan.

Inaugurazione: venerdì 17 ore 18.00 alla presenza degli artisti

La mostra prosegue fino al 30 settembre 2010.

Galleria Art Ekyp
Via Torre 65, Modena
Tel.: 340 1514214
info@artekyp.com