Jon Rafman<br>Diana Baldon<br>Antropologia del mondo virtuale
Jon Rafman, Betamale (Still Life), 2013

Jon Rafman
Diana Baldon
Antropologia del mondo virtuale

Conduce:
Sabato 15 settembre 2018

Un incontro per indagare la fusione sempre più indistinta nella società contemporanea tra la realtà e la sua rappresentazione virtuale, attraverso la visione di Jon Rafman, artista canadese protagonista della mostra Il viaggiatore mentale alla Palazzina dei Giardini, che ha concentrato l’intero suo lavoro sulle conseguenze dell’uso della tecnologia sulla nostra percezione della realtà.

Per creare una delle sue prime sue opere, Kool-Aid Man (2008-11), Rafman ha frequentato per tre anni la piattaforma virtuale Second Life per scoprire le innumerevoli e multiformi rappresentazioni dei suoi “abitanti” digitali con un avatar che dà il nome all’opera. In seguito, ha utilizzato Internet e le sue svariate comunità digitali anche come archivio di immagini per i video della sua trilogia Betamale Trilogy (realizzati tra il 2013 e il 2015), in cui rappresenta con grande abilità l’ambiguo potere seduttivo della rete. L’immersione nelle zone più nascoste del “deep web” gli ha permesso di assumere le vesti dell’antropologo amatoriale e del flâneur digitale, per indagare il collasso epistemico che si è realizzato negli ultimi anni con l’azzeramento della distinzione tra il mondo virtuale e quello analogico. 


Jon Rafman: Nato a Montreal nel 1981, dove vive e lavora, dopo gli studi di filosofia e letteratura alla McGill University di Montreal, Rafman si diploma in Film, Video e New Media alla School of the Art Institute di Chicago. Fin dalle sue prime opere audiovisive nella metà degli anni Novanta l’artista si è occupato delle ripercussioni che l'utilizzo dei dispositivi tecnologici hanno avuto e continuano ad avere sulla percezione del reale.Tra le sue mostre personali più recenti: Dream Journals 16 - 17, Sprüth Magers, Berlino, (2017-2018); I have ten thousand compound eyes and each is named suffering,Stedelijk Museum di Amsterdam (2016); Jon Rafman, Westfälischer Kunstverein (2016).
Ulteriori informazioni: jonrafman.com

 

Diana Baldon (1974, Padova) è Direttrice Generale di FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE da ottobre 2017. Curatrice e critica d’arte e direttrice, è stata Direttrice della Malmö Konsthall e di Index – The Swedish Contemporary Art Foundation, dove ha curato mostre personali di artisti internazionali quali Nina Beier, Cornelius Cardew, Joan Jonas, Goshka Macuga, Ad Reinhardt, Lili Reynaud-Dewar e Heimo Zobernig. Tra il 2007 al 2011 ha lavorato come curatrice e docente all’Accademia di Belle Arti di Vienna. Tra le mostre curate in musei e istituzioni d’arte internazionali  vi sono: Heimo Zobernig: Chess Painting, MIT List Visual Art Center (Cambridge, MA, 2017), Hard to Picture: A tribute to Ad Reinhardt, Mudam Luxembourg – Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean (2017), Counter-Production, Generali Foundation (Vienna, 2012) e la seconda Biennale di Atene (Grecia, 2009). I suoi articoli e testi critici sono stati pubblicati su cataloghi di mostre e riviste, tra cui ArtforumTexte zur Kunst e Afterall.

 

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