Le macchine-gag di Buster Keaton
Locandina del film 'Sherlock Jr.' (1924)

Le macchine-gag di Buster Keaton

Sherlock Jr.
di Buster Keaton (Usa 1924, 44')
sottotitoli italiani | copia restaurata
versione musicata
Curatore: Alberto Morsiani
A cura di: Associazione Circuito Cinema

Conduce:
Domenica 20 settembre 2020

Buster lavora come operatore di cabina in un cinema ed è un assiduo lettore di gialli e manuali per detective. Si addormenta durante una proiezione: la sua immagine si sdoppia, il suo doppio entra nello schermo e vive una serie di avventure su uno sfondo che cambia continuamente. Non solo una stupefacente performance tecnica, ma anche una esplorazione quasi pirandelliana della natura della realtà cinematografica, una percezione incredibilmente acuta dell'interazione tra la realtà filmica e le fantasie degli spettatori e del ruolo decisivo del montaggio in tale rapporto. Il film si conclude con una indimenticabile sequenza di inseguimento in motocicletta, una vera cascata di gag enormemente complesse.

 


Le macchine-gag di Buster Keaton

Le macchine appassionano Keaton, e nella sua opera si avverte con potenza questa fascinazione. Le macchine di Keaton sono sempre sue creazioni. Le macchine-casa, le macchine-battello, le macchine-treno, le macchine-nave, le macchine-cinema sono sue alleate proprio perché le inventa il personaggio. La macchina in Keaton è l'immenso, è il treno di The General sulla cui barra motrice Buster si lascia sollevare e abbassare, è il piroscafo di The Navigator che Buster deve condurre da solo, è la casa prefabbricata che Buster deve montare alla rovescia di One Week, è la cabina di proiezione di Sherlock Jr., è la cinepresa controllata da una scimmia di The Cameraman. Se le macchine si ribellano, è per un momento che trascende il personaggio in funzione del tutto, che è l'ingranaggio. I film di Keaton sono ingranaggi totali, in cui ogni elemento ha una funzione nel tutto ed è funzione del tutto. “Le macchine di Keaton sono macchine senza madre allo stesso modo di quelle inutili di Picabia e Tinguely. Possono sfuggire al suo controllo, diventare assurde o esserlo fin dall'inizio, complicare ciò che è semplice. Non cessano però di servire una finalità segreta più alta, insita nella parte più profonda della sua arte: la riconciliazione tra la situazione e l'eroe, tra la smisuratezza della tecnologia e la piccolezza dell'uomo. Keaton è un architetto dadaista” (Gilles Deleuze).

programma completo della rassegna

Alberto Morsiani è direttore dell'Associazione Circuito Cinema di Modena e collabora con riviste e quotidiani. Come critico e saggista, si occupa prevalentemente di cinema americano dal punto di vista dello studio delle mitologie fondative e degli archetipi culturali, dei generi classici e degli autori più significativi. Ha scritto libri, tra gli altri, su John Ford, Quentin Tarantino, Anthony Mann, Oliver Stone, Gus Van Sant, Joseph Mankiewicz, Kathryn Bigelow, Jacques Tourneur, Don Siegel, Peter Weir, il western, il road movie, la motocicletta sullo schermo, il paesaggio nel cinema hollywoodiano.

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