Le macchine-gag di Buster Keaton
Un fotogramma del film 'One week' (1920)

Le macchine-gag di Buster Keaton

One week
di Buster Keaton e Eddie Cline (Usa 1920, 22')
sottotitoli italiani | copia restaurata
versione musicata
Curatore: Alberto Morsiani
A cura di: Associazione Circuito Cinema

Conduce:
Domenica 20 settembre 2020

In occasione del suo imminente matrimonio, Buster riceve in dono da uno zio una casa prefabbricata. Un rivale ingelosito scambia i numeri sulle casse di imballaggio. Il risultato è ovviamente disastroso: la casa, costruita secondo una logica sbagliata, finisce per distruggersi progressivamente in un crescendo di dimensioni che tende al catastrofico. La perfetta consequenzialità cronologica scandisce l'evolversi in negativo di un processo che mette in discussione la funzione stessa degli oggetti e l'incapacità dell'uomo di impossessarsene razionalmente.


Le macchine-gag di Buster Keaton

Le macchine appassionano Keaton, e nella sua opera si avverte con potenza questa fascinazione. Le macchine di Keaton sono sempre sue creazioni. Le macchine-casa, le macchine-battello, le macchine-treno, le macchine-nave, le macchine-cinema sono sue alleate proprio perché le inventa il personaggio. La macchina in Keaton è l'immenso, è il treno di The General sulla cui barra motrice Buster si lascia sollevare e abbassare, è il piroscafo di The Navigator che Buster deve condurre da solo, è la casa prefabbricata che Buster deve montare alla rovescia di One Week, è la cabina di proiezione di Sherlock Jr., è la cinepresa controllata da una scimmia di The Cameraman. Se le macchine si ribellano, è per un momento che trascende il personaggio in funzione del tutto, che è l'ingranaggio. I film di Keaton sono ingranaggi totali, in cui ogni elemento ha una funzione nel tutto ed è funzione del tutto. “Le macchine di Keaton sono macchine senza madre allo stesso modo di quelle inutili di Picabia e Tinguely. Possono sfuggire al suo controllo, diventare assurde o esserlo fin dall'inizio, complicare ciò che è semplice. Non cessano però di servire una finalità segreta più alta, insita nella parte più profonda della sua arte: la riconciliazione tra la situazione e l'eroe, tra la smisuratezza della tecnologia e la piccolezza dell'uomo. Keaton è un architetto dadaista” (Gilles Deleuze).

programma completo della rassegna

Alberto Morsiani è direttore dell'Associazione Circuito Cinema di Modena e collabora con riviste e quotidiani. Come critico e saggista, si occupa prevalentemente di cinema americano dal punto di vista dello studio delle mitologie fondative e degli archetipi culturali, dei generi classici e degli autori più significativi. Ha scritto libri, tra gli altri, su John Ford, Quentin Tarantino, Anthony Mann, Oliver Stone, Gus Van Sant, Joseph Mankiewicz, Kathryn Bigelow, Jacques Tourneur, Don Siegel, Peter Weir, il western, il road movie, la motocicletta sullo schermo, il paesaggio nel cinema hollywoodiano.

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