Ciak, si taglia!

Ciak, si taglia!

Giulio Andreotti. Il cinema visto da vicino
di Tatti Sanguineti (Italia, 2014, 94’)
A cura di: Biblioteca multimediale A. Loria

Conduce:
Domenica 19 settembre 2021

Con Giulio Andreotti. Il cinema visto da vicino (2014), Tatti Sanguineti alterna il girato della più lunga intervista mai rilasciata dal politico democristiano con una minuziosa indagine d’archivio per ricostruire l’operato di Andreotti dal 1947 al 1953 come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo spettacolo. La narrazione si struttura attraverso la figura dell’antitesi, del doppio, di luci ed ombre, del tentativo di dare slancio alla produzione italiana e, al tempo stesso, di controllarla e ricondurla alle politiche culturali democristiane e della Guerra Fredda.
La volontà è quella di problematizzare l’identificazione di Andreotti semplicemente con l’attacco ad Umberto D. (1952) e la celebre frase dei “panni sporchi” italiani che il film di De Sica e il Neorealismo in generale avrebbero mostrato all’estero con danno all’immagine nazionale.

 


Ciak, si taglia!

Il concetto di Censura lo si ritrova laddove la libertà e volontà artistica di espressione incontra l’intenzione governativa di controllo. La pratica censoria ha sfiorato la letteratura, il teatro, la pittura, senza dimenticare, inevitabilmente, il Cinema.
La Censura cinematografica nasce quasi contemporaneamente alla diffusione, in Italia, della Settima Arte e precisamente con il Regio Decreto n. 532 del 31 maggio 1914, attraverso cui viene approvato il regolamento per l’esecuzione della Legge Facta, fissando, così, la fisionomia dell’ordinamento censorio nazionale.
Le richieste di tagli, le pecette, i sequestri, finanche gli arresti si collocano all’interno di un dialogo continuo tra l’industria cinematografica e le Istituzioni. Ogni nazione, nel corso della sua storia più o meno democratica, ha conosciuto la severità di organi censori, di volta in volta attenti ad impedire la circolazione di scene o interi film giudicati offensivi per la morale, pericolosi per l’ordine pubblico, blasfemi o non politicamente allineati.
Se da una parte è stato più spesso il cinema a piegare il capo, dall’altra è stata proprio l’impossibilità di trattare determinati argomenti a far nascere un linguaggio cinematografico altro, allusivo, ellittico, poetico.

Luogo:
Biblioteca multimediale Arturo Loria

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