Ciak, si taglia!

Ciak, si taglia!

Talking About Trees
di Suhaib Gasmelbari (Sudan, 2019, 97’)
versione originale sottotitolata in italiano
A cura di: Biblioteca multimediale A. Loria

Conduce:
Sabato 18 settembre 2021

Riportare il cinema in Sudan. È l’obiettivo che si sono posti Ibrahim, Suleiman, Manar e Altayeb, amici da oltre 45 anni. Restituire il cinema a un Paese in cui non esistono più sale in attività, dove i bambini non conoscono nemmeno l’espressione “andare al cinema”. Vuol dire fisicamente ricreare le strutture, reinventare quello che nella maggior parte del mondo libero è dato per scontato: un’arte e un’industria che sono nate, si sono sviluppate e hanno attraversato crisi e momenti esaltanti ormai per oltre un secolo. Talking About Trees del regista sudanese Suhaib Gasmelbari al suo primo lungometraggio, selezionato nella sezione Panorama della Berlinale e vincitore del Premio del miglior documentario del festival, ripercorre quest’avventura emozionante ed eroica, ma anche ricca di humour.

Nel prologo di Talking About Trees i quattro sono a lume di candela, la società elettrica nazionale ha staccato l’elettricità nella zona, quasi una metafora della negazione del cinema, che è luce. Le immagini si spostano su uno studio radiofonico. Ibrahim afferma che il cinema è un eroe “che può morire di morte naturale o essere ucciso da un traditore”. La polemica con il regime dittatoriale islamico è aperta, l’amore per la settima arte è profondo. In giro con un furgoncino scalcinato, arrivano al tramonto nelle piazzette dei villaggi, attaccano un telo sul muro. Bambini, donne e uomini arrivano e si siedono sulle sedie, in questo cinema improvvisato. Parte il proiettore, Tempi moderni di Charlie Chaplin, i bambini ridono. Il loro sogno però è proiettare in un grande e fatiscente teatro-cinema all’aperto da 5000 posti a  Khartoum.  “Niente sponsor o pubblicità, niente discorsi o ministri del governo”. Il proprietario del teatro (che si chiama Revolution Cinema) li autorizza a restaurarlo.  Bisogna chiedere l’autorizzazione al comune ma anche al National Intelligence and Security.  Scrivono al ministero della Cultura sul “mutuo interesse a rivitalizzare il cinema per attrarre i giovani”. Intanto bisogna trovare un proiettore da 10,000 lumen e uno schermo. Poi bisogna individuare cosa vuol vedere il pubblico, si fa un sondaggio. Si decide per Django Unchained di Quentin Tarantino. La Sicurezza Nazionale pone nuovi ostacoli, l’autorizzazione rimbalza alla “polizia della moralità” e alla “sicurezza politica”. Intanto il presidente Omar Al-Bashir viene riconfermato con il 94,5% dei voti a favore.

Sottotitoli a cura di Nicola Ferloni - www.subhumans.org

 


Ciak, si taglia!

Il concetto di Censura lo si ritrova laddove la libertà e volontà artistica di espressione incontra l’intenzione governativa di controllo. La pratica censoria ha sfiorato la letteratura, il teatro, la pittura, senza dimenticare, inevitabilmente, il Cinema.
La Censura cinematografica nasce quasi contemporaneamente alla diffusione, in Italia, della Settima Arte e precisamente con il Regio Decreto n. 532 del 31 maggio 1914, attraverso cui viene approvato il regolamento per l’esecuzione della Legge Facta, fissando, così, la fisionomia dell’ordinamento censorio nazionale.
Le richieste di tagli, le pecette, i sequestri, finanche gli arresti si collocano all’interno di un dialogo continuo tra l’industria cinematografica e le Istituzioni. Ogni nazione, nel corso della sua storia più o meno democratica, ha conosciuto la severità di organi censori, di volta in volta attenti ad impedire la circolazione di scene o interi film giudicati offensivi per la morale, pericolosi per l’ordine pubblico, blasfemi o non politicamente allineati.
Se da una parte è stato più spesso il cinema a piegare il capo, dall’altra è stata proprio l’impossibilità di trattare determinati argomenti a far nascere un linguaggio cinematografico altro, allusivo, ellittico, poetico.

Luogo:
Biblioteca multimediale Arturo Loria

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Tel. 059 649950
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