Studia Humanitatis. Venti opere inedite – tecnica mista su tela – di Alfonso Borghi.esposti nella galleria d’arte contemporanea “Il Divano di George” Di Borghi si è scritto molto e si è detto anche di più. Si dice che, da dieci anni a questa parte, la sua arte sia approdata ai noti lidi dell’Informale. Vittorio Sgarbi parla del maestro di Campegine di Reggio Emilia – e di lui scrive – come di un Neo-Informale coraggioso, insensibile alle mode e con una freschezza d’animo più unica che rara. Ma l’autodidatta Alfonso Borghi ha cavalcato con rigore tecnico la propria epoca, dal figurativo morandiano all’astrattismo futurista, passando per lo straziante surrealismo degli anni Ottanta.
Neo-informale quindi. Ed è quel Neo che unisce l’artista all’uomo senza via di scampo, così come senza scampo urlano prigioniere le anime inquiete delle tele di Borghi, affamate di libertà in una condanna che non conosce grazia. L’uso viscerale dei colori che danno/tolgono voce alle emozioni, una sensibilità materica fuori dal comune, i messaggi criptati nelle figure che spingono per riappropriarsi della consistenza di corpi, l’intensità – nel bene e nel male – della vita scaraventata nell’arte. L’umanità di Alfonso Borghi è la nostra umanità contemporanea costretta nei panni di un Rinascimento perduto, illusa negli abiti sontuosi di un cardinale, riabilitata nel meschino delirio di un santo.
Alfonso Borghi nasce a Campegine, piccolo centro in provincia di Reggio Emilia, il 3 dicembre 1944. La pittura e i colori li ha nel sangue fin da piccolo, ma non inizia subito a vivere di quadri. Segue dapprima studi commerciali poi trova lavoro in un'azienda. Non riesce tuttavia ad abbandonare la pittura, tanto che presto lascia l'impiego e si dedica completamente alle sue tele. I suoi quadri piacciono subito e il suo nome inizia a circolare. "Negli anni giovani - dice Borghi - ho dipinto paesaggi e figure, attratto dai colori dei grandi del Quattrocento". Espone per la prima volta a 18 anni grazie all'aiuto di un collezionista, con il quale più tardi si reca a Parigi, dove soggiorna per breve tempo studiando in particolare Picasso e il Cubismo. Incontra quindi il pittore tedesco George Pielmann allievo di Kokoschka, e scopre attraverso l'espressionismo la possibilità della materia e della gestualità. Borghi espone in alcune delle più prestigiose gallerie in Italia e all'estero (da Parigi a New York, Filadelfia, Marsiglia, Berlino, Los Angeles, Barcellona, Lugano, Milano, Washington) rivelando nelle sue opere ultime una particolare attenzione alle suggestioni della poesia, soprattutto dei poeti che, ognuno nel suo tempo e nel suo ambiente, hanno saputo rivoluzionare profondamente il linguaggio: Villon, Blake, Garcia Lorca, Prèvert, Quasimodo. "Leggo i poeti, ascolto la musica per non cercare nel vuoto, per seguire un tema: ed ecco ciò che ho dentro, ciò che sono prende forma e diventa colore e materia sulla tela".
Il Divano di George. La galleria è stata fondata nel 2004 - nello spazio che dal 1540 ospitò la cappella privata del vescovo di Modena - con un atto di fede nei confronti dell’arte contemporanea, intesa come ricerca continua e capacità d'innovare, per spostare oltre il confine di ciò che si conosce. Fungendo da bacino di raccolta per l'attento lavoro di selezione curato personalmente dai soci, il Divano di George si propone di offrire un contributo significativo e sorprendente, presentando nomi noti e nomi meno noti, ma pur sempre di assoluto valore.
La mostra proseguirà fino al 12 novembre con il seguente orario: mer, ven, dom: 16.30-19.30 sab: 10.30-12.30 16.30-19.30
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