“Opera capitale nel percorso giovanile del grande artista svizzero, la Femme qui marche appartiene alla stagione in cui egli frequenta assiduamente il gruppo surrealista attivo a Parigi attorno ad André Breton, Luis Aragon, Salvador Dalì. Si tratta soltanto di una vicinanza di quattro anni, in quanto già alla fine del 1934 Giacometti preferisce allontanarsi dal gruppo, sia perché non si riconosce nelle sue posizioni intransigenti, sia perché preferisce ritornare allo studio del modello del vero: “Basta con l’immaginario, finito” dice ancora a Jean Clay nell’intervista, di capitale importanza per la comprensione della poetica giacomettiana. In una sorta di nuovo apprendistato autoimposto, per lui indispensabile al raggiungimento di una disciplina interiore che non gli sembra mai sufficiente, per ben dieci anni – dal 1935 al 1945 – Giacometti condurrà un lavoro del tutto appartato, prima sul modello per cinque anni e poi a memoria, quando a causa della guerra si trasferisce a Ginevra, nella ricerca comunque insoddisfatta dell’essenza della forma umana. E già in quest’opera del 1932 tutto ciò si avverte in nuce, poiché, pur nell’asciuttezza estrema della forma, la Femme qui marche rifiuta le asprezze metamorfiche, provocatorie del linguaggio surrealista e rivela in sé il desiderio di ritrovare il corpo umano nella sua identità e interezza. L’impostazione, così slanciata ed essenziale, rimanda immediatamente alla forma archetipica delle Korai greco-arcaiche, ma non ne rispetta compiutamente il modello perché ne incrina la fatale impassibilità con quel passo in avanti appena accennato e pur sottolineato dal titolo stesso che l’autore impone alla sua opera. È un passo di danza, è un approccio di tutto il corpo alla scoperta del mondo, è un’offerta di dialogo. E così questa figura efebica e quasi asessuata nelle forme, svela una dolcezza tutta femminile e, pur nell’immediato senso di reverenza che incute, invita a una carezza, a un gesto che colmi ogni distanza e scaldi la pelle levigatissima del bronzo.”
“Alberto Giacometti, nato nel Cantone dei Grigioni in una valle di lingua italiana, cresce nel vivace clima culturale di una famiglia di artisti: il padre, Giovanni, è un conosciuto pittore divisionista così come il padrino Cuno Amiet e il cugino Augusto Giacometti. Nel 1919-20 segue corsi di pittura all'Accademia di Belle Arti e di scultura alla Scuola d'Arte e Mestieri di Ginevra. Sono del 1920-21 i suoi primi viaggi in Italia, prima a Venezia per la Biennale, e poi a Roma, ove per sei mesi studia da solo eseguendo un gran numero di schizzi e disegni nei musei. Si trasferisce a Parigi nel 1922: la capitale francese diviene la sua città d'elezione. Nel 1930, dopo una fortunata personale alla Galerie Pierre, viene invitato a far parte del gruppo surrealista. Se pur molto intenso e con mostre importanti come la sua prima personale a New York, il sodalizio durerà per soli quattro anni, poiché già nel 1934 Giacometti si allontana dalla cerchia di Breton per isolarsi per un decennio in un lavoro duro e programmaticamente incompiuto alla ricerca dell'essenza della forma umana. Ritorna a Parigi, che aveva lasciato per la guerra, nel 1947 e l'anno seguente, dopo 14 anni, tiene la sua prima personale alla galleria di Pierre Matisse a New York. La sua scultura è letta in senso esistenzialista da Jean-Paul Sartre. Mentre la sua immagine si fa sempre più essenziale e spoglia, iniziano le grandi esposizioni (Kunsthalle di Basilea, 1949; Art Council of Great Britain a Londra e Guggenheim di New York, 1955; Biennale di Venezia, con la serie delle Femme de Venise, 1956: qui, nel 1962, vincerà il Premio per la Scultura).
Nel 1964, sue opere sono presenti nell'inaugurazione della Fondation Maeght a Saint-Paul de Vence e l'anno seguente gli sono dedicate retrospettive alla Tate Gallery di Londra, al MOMA di New York e al Louisiana Museet di Stoccolma. L'11 gennaio 1966 muore per infarto all'ospedale di Coira.”
La Raccolta Lercaro costituisce la collezione d’arte moderna e contemporanea della Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro. Istituita nel 1971 conta oggi circa milleseicento opere, ospitate dal 2003 nel prestigioso palazzo già sede dell’Istituto "Veritatis Splendor". Una particolare attenzione è riservata alla scultura e a quella in bronzo in particolare. L’accurata selezione di scultori italiani (fra i quali Giacomo Manzù, Marino Marini, Arturo Martini, Vincenzo Vela, Arnaldo e Giò Pomodoro, Medardo Rosso, Leonardo Bistolfi, Libero Andreotti, Adolfo Wildt, Giorgio De Chirico, Francesco Messina, Emilio Greco, Eugenio ed Eros Pellini, Pericle Fazzini, Luciano Minguzzi, Lello Scorzelli, Augusto Murer, Alberto Viani, Floriano Bodini) e stranieri (come Auguste Rodin, Alberto Giacometti, Emmanuel Frémiet, Ernst Barlach, Max Ernst, Henry Moore, Sebastian Matta, Jean-Michel Folon) ne fa una delle collezioni di opere plastiche più importanti del panorama nazionale. La collezione annovera inoltre dipinti e opere grafiche d’autore, con opere di Antonio Mancini, Aroldo Bonzaghi, Giacomo Balla, Giorgio Moranti, Filippo De Pisis, Mino Maccari, Virgilio Guidi, Bruno Saetti, Aligi Sassu, Corrado Cagli, Pietro Annigoni, Renato Guttuso, Pompilio Mandelli, Sergio Romiti e altri. La Raccolta Lercaro è ubicata presso l’”Istituto Veritatis Splendor”, Via Riva di Reno, 57, Bologna
La Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro opera in diversi ambiti che spaziano dal sociale al culturale per favorire e assicurare l'istruzione, l'educazione e la formazione religiosa dei giovani, sia italiani che stranieri, realizzando lo spirito e gli intendimenti del Cardinale Giacomo Lercaro. Promuove iniziative di sostegno in favore degli anziani anche attraverso la gestione di alcune strutture, localizzate in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Di notevole importanza l’impegno profuso per la promozione di iniziative culturali e artistiche, fra le quali la crescita della Galleria d'Arte Moderna (Raccolta Lercaro) di proprietà della Fondazione; la pubblicazione di scritti del Cardinale Lercaro o che lo riguardano in maniera diretta; il proseguimento dell’Istituto denominato "Veritatis Splendor", che opera nell'ambito della ricerca e della formazione culturale cattolica.
Marilena Pasquali, direttore scientifico della Raccolta Lercaro, di proprietà della Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro di Bologna, è nota a livello internazionale soprattutto per i suoi studi e attività legati a Giorgio Morandi. Tra le ultime mostre curate ricordiamo: Tonino Gottarelli – Respiri di poesia (Cesena - FO - dal 19 novembre 2005 all'otto gennaio 2006); Biennale del Muro Dipinto 2005 (Dozza - BO - dal 15 settembre al 30 ottobre 2005); Jean Michel Folon (Firenze dal 12 maggio al 2 ottobre 2005).
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