"Non è mai troppo tardi" di Alberto Manzi. Chi non ha visto o sentito parlare della trasmissione televisiva che dal 1959 al 1968 ha insegnato a scrivere e a leggere a - si stima - almeno un milione di italiani? E quel signore alto e garbato così bravo a disegnare coi gessetti alla lavagna? Tutti lo ricordano e conoscono: il maestro Manzi. O credono di conoscerlo. In realtà Alberto Manzi è rimasto ‘nascosto' dalla grande notorietà della sua prima trasmissione televisiva. È stato sì maestro in/di televisione e in/di radio, sceneggiatore e regista, ma anche maestro in carcere e per quasi 40 anni nella scuola, maestro tra indios e campesinos analfabeti del Sud America e maestro di italiano per gli extracomunitari ("Insieme", 1992); scrittore di grande successo in particolare di libri per bambini e ragazzi; traduttore e divulgatore scientifico; sindaco di Pitigliano (Grosseto)... Laureato in scienze biologiche e naturali, in psicologia e pedagogia, oltre che insegnante, "formatore a distanza" e precursore nell'utilizzo dello strumento radio-televisivo, Manzi si è sempre sentito impegnato nella costante ricerca di un'efficace metodologia didattica. "Non è mai troppo tardi". Mostra documentaria sul maestro Manzi allestita nella Loggia e nella Sala dei Mori nel castello dei Pio a Carpi vuole ricostruire la figura "a tutto tondo" di Alberto Manzi. Lo fa attraverso i materiali conservati nell'Archivio del Centro di Bologna che porta il suo nome e quelli prestati dalla moglie Sonia Boni: manoscritti e dattiloscritti di testi editi e inediti; menabò e prove di stampa di pubblicazioni; sussidiari, libri di letture, diari, libri di favole, racconti e romanzi tradotti in tutto il mondo; tavole originali colorate, manifesti, dischi, ritagli di giornali e settimanali; spezzoni delle più famose trasmissioni radio-televisive; scritti teorici e discorsi, lettere sue e da estimatori e corrispondenti di tutto il mondo; fotografie e oggetti personali... Ne escono le ricerche e i risultati del laboratorio di Alberto Manzi "maestro di sapere". Sapere inteso come "educazione al pensare", libertà e liberazione per sé e gli altri. "Insegnamento comportamentale", "Tensione cognitiva", "Rivolta contro le abitudini che generano passività, stupidità ed egoismo" sono solo alcune delle parole d'ordine che riassumono le sue strategie di "colonizzazione cognitiva". Nel 1981 sarà sospeso dall'insegnamento per essersi rifiutato di compilare le schede di valutazione degli alunni richieste dal Ministero, perché non vuole compiere un'azione che ritiene "avversa agli interessi del fanciullo"; risponderà con un timbro: "Fa quel che può. Quel che non può non fa". Il ragionamento, le parole, i colori, la musica, il gioco stesso possono diventare strumenti di cambiamento "rivoluzionario", a scuola come nei libri e nella realtà del Sud America, quando favoriscano la conoscenza di un sé che arriva a coincidere con l'altro: «Ogni altro sono io, capite? Ogni altro sono io.» "In fondo era un missionario..." ha detto di lui la moglie Sonia. Lo è stato come maestro di scuola e di pensiero; come formatore attraverso la radio e la televisione; come scrittore di libri di scuola, di racconti, fiabe, romanzi per ragazzi e per adulti; come maestro di vita ma soprattutto - parola che gli sarebbe piaciuta - come uomo.
La mostra documentaria allestita nel castello dei Pio a Carpi vuole ricostruire la figura "a tutto tondo" di Alberto Manzi, il famoso conduttore della trasmissione televisiva 'Non è mai troppo tardi' (1959-1968). Lo fa attraverso i materiali conservati nell'Archivio del Centro Manzi di Bologna e quelli prestati dalla moglie Sonia Boni: manoscritti e dattiloscritti di testi editi e inediti; menabò e prove di stampa di sussidiari, libri di letture, diari, libri di favole, racconti e romanzi tradotti in tutto il mondo; tavole originali colorate, spezzoni delle più famose trasmissioni radio-televisive; scritti e discorsi, lettere sue e da estimatori; fotografie e oggetti personali... Ne escono le ricerche e i risultati del laboratorio di Alberto Manzi "maestro di sapere". Sapere inteso come "educazione al pensare". Il ragionamento, le parole, i colori, la musica, il gioco stesso possono diventare strumenti di cambiamento "rivoluzionario", a scuola, nei libri e nella realtà d'Italia come del Sud America, quando favoriscano la conoscenza di un sé che arriva a coincidere con l'altro: «Ogni altro sono io, capite? Ogni altro sono io.» Alberto Manzi è nato a Roma nel 1924. Dopo l'esperienza di guerra come sommergibilista, nel 1946 inizia l'attività scolastica presso il Carcere 'A. Gabelli' di Roma. Nel 1954 lascia la direzione dell'Istituto di Pedagogia della Facoltà di Magistero di Roma per fare l'insegnante elementare e portare avanti, "sul campo", quelle ricerche di psicologia didattica che continuerà almeno fino al 1977, quando abbandona l'insegnamento. Ha curato sussidiari, libri di letture, diari scolastici. Assai intensa l'attività di scrittore, con oltre 30 titoli tra racconti, romanzi, fiabe, traduzioni e testi di divulgazione scientifica tradotti in tutte le lingue, che gli sono valsi riconoscimenti e premi internazionali. Dal 1954 al ‘77 si è recato in Sud America ogni estate per corsi di scolarizzazione agli indigeni e attività sociali. 'Non è mai troppo tardi' è solo la più nota di una lunga serie, tra il 1951 e il '96, di trasmissioni e collaborazioni con la televisione e la radio. Nel 1993 ha fatto parte della Commissione per la legge quadro in difesa dei minori. Nel 1994 è stato eletto sindaco di Pitigliano (Grosseto), dove risiedeva. Qui si è spento il 4 dicembre 1997.
Curatori: Francesco Genitoni e Ernesto Tuliozi Consulenza scientifica: Roberto Farnè e Centro Studi Alberto Manzi Collaborazioni: Alessandra Falconi, Antonio Melis, Lucilla Valeri Prestatori: Fondo Alberto Manzi, Sonia Boni Manzi Allestimento: Avenida srl
Ingresso gratuito
La mostra prosegue fino al 21 ottobre 2007 con i seguenti orari: dal martedì al venerdì 09.00-13.00 sabato e domenica 09.00-13.00 e 15.00-19.00 lunedì chiuso
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